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È una domanda che ci “inseguirà” ancora a lungo: l’intelligenza artificiale è un’opportunità o una minaccia per chi, come noi, lavora nelle agenzie di pratiche amministrative?
Credo che valga la pena affrontarla con franchezza, mettendo sul tavolo le paure, ma anche le sfide e le occasioni.
Partiamo da una constatazione semplice, quasi banale, ma fondamentale: cos’è davvero un’agenzia di pratiche amministrative? Non è una struttura impersonale fatta solo di “scartoffie” e procedure.
Un’agenzia è fatta di persone.
È fatta di teste, di intelligenze, di competenze, di mani che scrivono e raccolgono documenti, che leggono norme e regolamenti oltre che interpretazioni. È un lavoro intellettuale. E come tutti i lavori intellettuali oggi ci sentiamo, in parte, sotto assedio da questa cosa che chiamiamo intelligenza artificiale. Forse dovremo cambiargli nome perchè questo servizio è frutto dell’intelligenza umana. Certo è cambiato un paradigma che dura da decenni e cioè fino a ieri l’uomo parlava il linguaggio della macchina, e ora siamo entrati in quello in cui è la macchina che parla il linguaggio dell’uomo e questo ci obbliga a fare grande attenzione.
Sì, è vero. C’è un certo senso di minaccia che aleggia quando si parla di intelligenza artificiale. Una preoccupazione non del tutto ingiustificata: tanti lavori sono già stati rivoluzionati e tanti altri lo saranno, ahimè tanti saranno spazzati via, dobbiamo dircelo. Siamo, in un certo senso, in una terra di mezzo. Non siamo i primi ad essere colpiti, ma neppure immuni. E quindi? Come affrontiamo questo passaggio epocale?
La verità, per come la vedo io, l’AI – per adesso – non sa fare quello che facciamo noi.
Se chiedi a ChatGPT (o a qualsiasi altra intelligenza artificiale presente sul mercato) di prepararti una pratica facilmente ti restituisce un minestrone di frasi, definizioni, magari anche qualcosa di corretto, ma nel complesso… non ci siamo!
Non funziona.
Per fortuna, mi verrebbe da dire.
Ma se gli chiedi di aiutarti a scrivere una relazione professionale, ecco, allora comincia a venirti incontro.
Il punto però è un altro: l’intelligenza artificiale può essere un valido alleato solo se sai gestirla. Se la subisci, se ti limiti a copiarla, a ripetere quello che dice, smetti di fare il tuo mestiere. E noi, che per mestiere usiamo la testa, non possiamo permettercelo.
Dobbiamo, piuttosto, imparare a canalizzarla, a usarla dove può davvero fare la differenza: nell’organizzazione, nella gestione documentale, nella strutturazione delle informazioni, nei flussi operativi. Perché, diciamolo chiaramente: noi siamo imprese. E come tali, abbiamo l’obbligo – non solo la necessità – di ottimizzare tempi e risorse e questo lo sappiamo noi e devono iniziare a capirlo anche le nostre organizzazioni nel complesso. Questo perchè è indubbio che qui ci vuole un cambio di visione collettivo e le resistenze che fino ad oggi si sono poste al digitale, saranno spazzate via se non ci si attrezza per dominarle. Le nostre pratiche non sono pezzi di catena di montaggio certo: ogni caso è diverso, ogni situazione è unica, ma attenzione alcuni passaggi si possono automatizzare.
UNAPPA, da questo punto di vista, ha già fatto un passo avanti. Abbiamo investito, abbiamo iniziato a esplorare concretamente strumenti di AI per supportare la nostra rete. Non è un’operazione da poco: parliamo di investimenti importanti, di strumenti che costano, che vanno studiati, che vanno calibrati. Ma è un passaggio necessario.
Naturalmente non possiamo chiudere gli occhi: esistono ambiti professionali dove l’AI ha già preso il sopravvento. Ci sono mestieri dove la componente umana è stata praticamente eliminata. Eppure, proprio qui sta la chiave: nel nostro settore la componente umana e intellettuale è ancora altissima. E questa è una forza, ma non sarà infinità, non dobbiamo adagiarci. Perché chi si ferma è perduto. Chi si blocca, chi aspetta, chi teme senza agire… è già fuori gioco. Non a caso, oggi si parla di una nuova figura emergente: il prompt engineer, colui che sa “parlare” con l’intelligenza artificiale, che sa fare le domande giuste. Ecco, anche qui serve uno specialista, proprio come noi nelle agenzie. Il futuro non è di chi sa tutto, ma di chi sa chiedere bene.
Per questo dico: il nostro mestiere cambierà. Magari cambierà pelle, forma, strumenti. Ma non scomparirà.
Anzi, potrebbe addirittura rafforzarsi, se sapremo integrare l’AI con la nostra competenza
E se riusciremo a metterci più intelligenza dell’intelligenza artificiale.
Alla fine dei conti, chi ha paura dell’AI forse non ha capito bene come funziona. O forse non ha ancora capito bene il proprio mestiere. Perché la differenza, oggi, la fa chi anticipa il cambiamento. Noi di UNAPPA lo abbiamo sempre fatto. Non possiamo smettere adesso. I tempi sono cambiati: non si parla più di trasformazioni in cinque anni. Qui tutto cambia in cinque giorni.
E allora? Io resto un attendista, sì, ma un attendista attivo.
Pronto a cogliere le opportunità e a costruirle. Perché nella nostra professione, come in tante altre, chi vince… è solo chi sa usare meglio il cervello.
Nicola Testa, Presidente UNAPPA
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