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Effetto coronavirus. Al termine del primo semestre di quest’anno il prodotto interno lordo italiano (Pil) segnerà una flessione del 10%, ossia una perdita di circa 42 miliardi di ricchezza. 

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Alla fine del 2020 i consumi delle famiglie italiane avranno registrato un calo del 6,8%, le esportazioni del 5,1% e le stime indicano una flessione del numero degli occupati del 2,5%. Un quadro complessivo dove la cifra saliente risiede nel calo del 6% del Pil,con conseguenze sul rapporto tra deficit e Pil destinato a salire al 5% e un rapporto debito e Pil al 147%. I numeri e le stime forniscono le prime evidenze sul peso dell’emergenza sanitaria sull’economia, ad elaborarle è il centro studi di Confindustria riassumendole nel documento «Le previsioni per l’Italia. Quali condizioni per la tenuta ed il rilancio dell’economia?». La dimensione dell’emergenza è confermata dal fatto che tra i dati storici del centro studi di Viale dell’Astronomia non figurano precedenti, a cominciare dal calo dei consumi del 9% in meno di due mesi, un tempo rapidissimo. «Mai nella storia ci si è trovati ad affrontare una crisi sanitaria, sociale ed economica di queste proporzioni», spiega il documento, una condizione che spinge Confindustria a chiedere di «tutelare il tessuto produttivo e sociale lavoratori, imprese e famiglie con strategie e strumenti inediti e senza lesinare risorse. Occorre agire subito». I timori segnalati sono, tra gli altri, il blocco dell’offerta e il crollo della domanda con effetti «drammatici sulla liquidità delle imprese». Le previsioni si soffermano anche sugli effetti del blocco delle attività per singolo settore: i comparti più colpiti saranno le costruzioni, i trasporti e il turismo. Quest’ultimo rappresenta circa il 6% del valore aggiunto e dell’occupazione italiana.

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